Perché un articolo sulla Propriocezione?
Perché su questa qualità neuro-motoria e su come allenarla troviamo mille opinioni e altrettante scuole di pensiero e, in generale molta confusione e di conseguenza approssimazione.
La Propriocezione è definita come la mappa a tre dimensioni della consapevolezza del nostro corpo nello spazio e nel tempo; il termine deriva dal latino Proprius = di sé stesso, Ceptus = consapevole. Consapevolezza di sé.
La Propriocezione è la percezione di sé nello spazio e nel tempo e si accompagna alla Percezione o Propriocezione Cinestesica, vale a dire la consapevolezza del movimento del proprio corpo nello spazio.
Il Sistema Propriocettivo è composto da 3 parti distinte: Cervello, Midollo Spinale e Nervi periferici.
Ci sono diversi tipi di “nervi” propriocettori.
1 – Meccanocettori: segnalano il movimento del e nel corpo. Ci sono molte classificazioni degli stessi, in generale segnalano tensione, velocità del movimento, angoli di movimento. I principali sono corpuscoli del Pacini, Ruffini, Merkel, Messner e Krause.
Sono componenti chiave del sistema propriocettivo per quanto riguarda la previsione del movimento nell’ambiente.
2 – Barocettori: come dice il nome misurano la pressione. Quelli su cui ci concentriamo sono quelli dei piedi e delle mani, ma sicuramente importanti sono quelli posizionati a livello dell’Aorta, del cuore, dei polmoni.
Molto del nostro equilibrio viene dalla stimolazione dei barocettori nel piede, così come la destrezza e l’abilità di manipolare oggetti è in parte controllata dalla sensibilità dei barocettori nella mano.
3 – Chemocettori: Centrali e Periferici, segnalano i cambiamenti biochimici nel corpo soprattutto nel controllo nervoso e chimico dei processi respiratori.
4 – Termorecettori: Profondi e Periferici, segnalano differenze di temperatura in superficie e all’interno del corpo e sono una parte importante del sistema di sopravvivenza.
5 – Nocicettori ( fibre lente): Cutanei, Muscolari, Articolari e Viscerali, segnalano stimoli nocivi al cervello, spesso nominati come recettori del “dolore”, in realtà sono recettori “di minaccia”.
Cosa ti dice tutto questo?
LA PROPRIOCEZIONE PER IL 90% “VIVE” NEL CERVELLO;
è la “lettura e l’integrazione” degli stimoli periferici da parte della Centralina a determinare la Risposta Propriocettiva.
E’ nel cervello che avviene l’integrazione di tutti i segnali afferenti, provenienti dalla periferia, a costruire una mappa che userai per muoverti nel tuo ambiente o nel tuo sport.
Come nella vita reale una mappa più dettagliata fornisce più informazioni utili per aiutarti a raggiungere la destinazione. Una mappa scarna, povera, porterà a una scarsa capacità di ricognizione e di predizione.
Ogni giorno il tuo Cervello resetta informazioni e ogni giorno dovrai lavorare per rendere la tua “mappa” più completa, dettagliata e precisa.
Come puoi intuire quindi allenare la propriocezione e l’equilibrio non vuol dire semplicemente destabilizzare il corpo in qualche modo, ad esempio nell’appoggio plantare, vedi allenamento continuativo e fin troppo frequente su Bosu, Swissball, tappeti elastici o altro.
Questo punto di vista va rivisto, per DUE ragioni fondamentali:
- SCALETTA DEI SISTEMI NEUROLOGICI.
Qualsiasi gesto sportivo tu sia chiamato a compiere, c’è una scala di intervento ben precisa dei sistemi neurologici attivati.
In ordine di importanza:
- Sistema Visivo
- Sistema Vestibolare
- Sistema Propriocettivo
Solitamente, quasi da tradizione, soprattutto nel preatletismo si fa esattamente il contrario, viene allenata per prima la Propriocezione.
Ti ricordo che il Sistema Visivo influisce per il 70 % circa; il Sistema visivo è il “driver” del Sistema Nervoso Centrale e la Retina è a tutti gli effetti un “distaccamento” dello stesso.
Poi viene il Sistema Vestibolare, che gestisce l’equilibrio del corpo intero; infine il Sistema Propriocettivo.
Partire dall’allenamento del Sistema Propriocettivo, ignorando i due sistemi precedenti ha senso solo in caso di infortuni che coinvolgano tale sistema. In quel caso sì, dovremo agire e riattivare i sistemi sensoriali “locali” (affettori ed effettori) per poi integrarli con le catene ed i sistemi superiori.
- STIMOLO SPORT SPECIFICO
Perché allenare la propriocezione su superfici instabili?
Non siamo nati sulle isole volanti di Avatar; né camminiamo sull’acqua o su superfici con instabilità plantare.
Interagiamo e abbiamo a che fare (quasi) costantemente con la terra ferma.
Fondamentalmente o hai una richiesta prestativa sport-specifica su superfici simili a “bosu” o “tappeti elastici” o comunque instabili oppure la richiesta neurologica e adattativa che stai cercando e su cui stai lavorando è NON COERENTE col tipo di modello prestativo richiesto.
Un atleta che lavora continuativamente o troppo spesso su queste superfici, diventerà “bravo” solo su queste (che non corrispondono a quelle in cui atleticamente egli agisce), non ci saranno transfer per qualsiasi lavoro sulla terraferma.
Renditi conto che stai cercando di attivare il Riflesso Propriocettivo sbagliato.
Devi quindi distinguere tra perfomance con prevalenza di Tilting Reflex e prestazioni con prevalenza di Righting Reflex, partendo da un presupposto fondamentale: i due riflessi non hanno influenza reciproca, ovvero l’uno non migliora l’altro.
Di cosa parliamo?
Ci sono 2 diversi riflessi nel corpo umano che controllano la Propriocezione, a seconda che questo sia richiesto su Superfici Stabili – c.d. Righting Reflex- o su Superfici Instabili, c.d. Tilting Reflex.
L’allenamento dell’uno non migliorerà l’altro, quindi lo stimolo dovrà essere assolutamente sport specifico.
Gli sport praticati con appoggio e scarico di forze a terra (sulla terra ferma), come il calcio, il football americano, il kombat, la pallavolo, la palla canestro e così via, hanno una prevalenza di Righting Reflex e come tali gli esercizi di equilibrio e propriocezione dovrebbero essere eseguiti a terra su superfici stabili.
Per gli sport che si svolgono su superfici instabili come lo sci, lo skateboard, il surf, il kite surf, lo sci nautico, parliamo di “Tilting reflex” ed è lì che entrano in gioco BOSU e tavole oscillanti.
Parliamo dunque di Tilting reflex quando alleniamo l’Equilibrio su superfici Instabili; ; parliamo di Righting Reflex quando alleniamo l’Equilibrio su superfici stabili.
Uno degli effetti più eclatanti dell’adattamento indotto dal Tilting reflex è quando vai in barca per un po’ di tempo o addirittura in crociera.
Dopo diversi giorni in cui adatterai equilibrio, postura e movimento ai movimenti oscillatori imposti dall’acqua del mare, ti accorgerai degli effetti eclatanti di questo adattamento quando tornerai sulla terra ferma…e ti sembrerà di continuare a camminare sull’acqua, barcollando da una parte all’altra…
Il che ti dimostra che un riflesso non migliora l’altro in alcun modo.
La destabilizzazione per allenare gli sport “terrestri” – Righting reflex – dovrebbe fondalmente derivare da:
- diversa collocazione del carico rispetto al baricentro biologico (complesso coxo-lombo-pelvico)
- situazioni di deficit volutamente ricercati a livello neurale, quindi visivo, vestibolare e propriocettivo
- riducendo gli arti in appoggio; da bipodalico a monopodalico; da quadripodalico a tripodalico, a bipodalico.
- Movimenti non-convenzionali arricchiti con ulteriori stimolazioni neurali
Cambia prospettiva.
Rock’n Roll
Guido Bruscia
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