Françoise Mézières ci spiega l’importante rapporto tra i riflessi antalgici e le modificazioni posturali che si generano attraverso essi.
I riflessi antalgici sono dei meccanismi di difesa e sono responsabili dei sofisticati meccanismi di compenso che costantemente governano il nostro equilibrio posturale. Proviamo a descriverli:
· riflessi antalgici a priori: sono riflessi che intervengono ancora prima che il dolore venga corticalizzato. Essi trovano il compenso adatto che eviti il manifestarsi del dolore stesso. Questi riflessi, che sono reazioni che precedono il segnale doloroso, sono i responsabili di tutte quelle strategie compensatorie che il nostro corpo mette in atto per non soffrire;
· riflessi antalgici a posteriori: sono invece riflessi che intervengono dopo che il dolore viene corticalizzato. Essi creano il compenso funzionale atto a ridurre o, se è possibile, abolire il dolore.
Proviamo a fare qualche esempio:
ipotizziamo di subire una distorisione alla caviglia con lesione legamentosa, e frattura malleolare…facile da capire…”a posteriori”, quindi dopo che il dolore è stato coriticalizzato e quindi “dopo che lo stesso dolore ha raggiunto la nostra coscienza”, modifichiamo la nostra forma e di conseguenza la nostra funzione, al fine di non sentire il dolore…l’utilizzo delle stampelle può essere considerato a tutti gli effetti un compenso antalgico a posteriori..così come la zoppia o il “passo di fuga”…
Più complesso é comprendere il meccanismo antalgico a priori:
Il riflesso antalgico a priori (RAaP) offre al corpo un sotterfugio dal dolore ancor prima di venirlo a conoscenza, quindi ancora prima che sia corticalizzato….”senza consultarci”, il corpo può nascondere un dolore.. Proviamo a fare un esempio: ipotizziamo un soggetto che, a causa del suo vissuto (traumi, stress e stile di vita) abbia l’anca sinistra rigida…e a causa di questa rigidità articolare, dovuta a muscoli troppo tonici o retratti, le cartilagini stiano andando incontro a degenerazione.. Per evitare/ritardare questo fenomeno che, a seconda della gravità può essere molto doloroso, il nostro corpo sfrutta il RAaP… Come? Nelle strategie più disparate… Può modificare la propria forma, extra-ruotando o flettendo l’anca che sta andando incontro ad artrosi, modificando l’appoggio plantare, modificare la deambulazione di modo che il carico venga “assorbito” più dall’arto contro-laterale… Questi sono solo alcuni esempi, alcune delle centinaia di possibili strategie che il nostro corpo può adottare per non sentire dolore….a priori… Se non venissero adottate queste strategie verrebbe a galla un dolore “nuovo”, che invece viene abilmente nascosto modificando in modo intelligente la forma e la funzione del corpo.
Tutti i riflessi antalgici, tramite i compensi che generano, alterano lo schema corporeo, quindi la postura.
Riflessi che agiscono affinché vengano rispettare le seguenti leggi (tra le quali appunto… La legge del non dolore…)
1. legge dell’omeostasi: riguarda sia l’equilibrio fisico e biologico che quello mentale. L’equilibrio è di primaria importanza in ogni sua dimensione: osteoarticolare, muscolare, viscerale, emodinamica, ormonale, neurologica. L’equilibrio perfetto, cioè l’immobilità, non esiste. L’omeostasi è una condizione attiva e dinamica;
2. legge dell’economia: tutte le funzioni di base (respiratoria, circolatoria, digestiva, statica, locomotoria), devono spendere poca energia;
3. legge del non dolore: l’uomo non sopporta di vivere con informazioni nocicettive. Quindi l’organismo adotterà le strategie più efficaci al fine di non provare dolore.
Quando interviene un fattore perturbatore dell’equilibrio (trauma fisico, stress emotivo, o stress muscolo-articolare-viscerale dovuto a stili di vita particolari), il sistema si organizzerà in modo da evitare il dolore e ripristinare l’omeostasi perduta. Il nuovo equilibrio non è possibile se non attraverso meccanismi di compenso (deformazioni), che però vanno a discapito della legge dell’economia, perché richiedono un maggior dispendio energetico. Ma per l’organismo sono prioritarie le leggi del non dolore e dell’omeostasi, quindi è disposto a spendere più energie pur di rispettarle.
Per capire l’importanza di questi sofisticati meccanismi, immagiamo per un attimo che il corpo ne sia sprovvisto… Molto probabilmente vivremo o…soccomberemo, in preda a dolori continui e invalidanti!
Questi riflessi sono letteralmente…vitali!!!!
Ma a questo punto…la domanda sorge spontanea… Perché ci sono soggetti che, in presenza di coxo-atrosi, quindi con degenerazione cartilaginea, sentono dolore?
Semplice…quando il corpo “stremato” dalla continua ricerca strategica di un nuovo equilibrio (che gli consente di nascondere il dolore allontanandolo sempre di più della propria forma ideale), esaurisce la capacità di compensare, il dolore non può che diventare cosciente.
Giovanni