Posturologia: il risultato dipende dalle nostre domande.

Attraverso la rieducazione posturale, possiamo essere efficaci quando ci troviamo di fronte pazienti che presentano:

  • dolore
  • Alterazione funzionale
  • Alterazione posturale

Nel caso in cui ci trovassimo di fronte ad alterazione posturale, fare 3 foto é (indispensabile e quasi) sufficiente per impostare il trattamento e per condurci al miglior risultato. Nel caso in cui, invece, il paziente presentasse dolore o alterazione funzionale, il colloquio tra noi e chi si rivolge a noi è determinante.

Ma come direte voi!? È molto più importante l’esecuzione precisa della tecnica correttiva! E invece, per esperienza, posso dirvi che , quello che succede prima è nettamente più importante…

In presenza di dolore o alterazione funzionale, rivolgere le domande corrette e riuscire a ottenere risposte precise deve essere il nostro primo obiettivo!

5 sono le domande a cui il soggetto deve rispondere nel modo più rigoroso possibile per impostare la strategia terapeutica posturale e non sbagliare strada.

Più riesco a oggettivare il problema del soggetto, cioè l’effetto (dolore o alterazione funzionale), descrivendolo con precisione e attraverso le domande giuste, più ho la possibilità di capire se e come la situazione sta evolvendo.

In caso di alterazione posturale é “molto più semplice”: foto del piano frontale/posteriore , piano laterale ed eventualmente trasversale . In questo modo ho creato il mio T0 da cui partire. Il T0 che mi permette, attraverso il confronto tra le varie foto dopo l’esecuzione delle varie tecniche, di capire se sono sulla strada giusta o se è meglio prenderne un’altra.

Molto semplice:

Se “l’effetto” che il paziente presenta migliora, continuo.. se non migliora cambio strada..

Ma se non ho ben chiara la situazione, come posso capire se il trattamento eseguito ha prodotto un miglioramento e quindi capire se continuare con le stesse tecniche oppure se debba cambiarle rivolgendo lo sguardo altrove?

Purtroppo, non sempre una persona entra con un dolore ed esce completamente senza. Non sempre il paziente entra con una limitazione scapolo/omerale ed esce sempre con la spalla libera…Sarebbe troppo bello!

Quindi, ad esempio, sapere genericamente che una persona ha lombalgia, o non riesce a sollevare un braccio sopra la testa, non può e non deve bastare. Questo per un semplice motivo: se a inizio seduta il soggetto ha dolore e a fine seduta ha ancora dolore, apparentemente sembra che il trattamento non abbia avuto alcun effetto. Ma quello che vi possiamo assicurare è che nel 99% dei casi un cambiamento c’è! Caso mai in peggio, perché abbiamo sbagliato qualcosa, ma un cambiamento c’è sempre. E la persona si sentirà diversa da come è entrata.

Dobbiamo aiutarla a notarlo.

Sapere soltanto che una persona ha lombalgia, è come fare le analisi del sangue e nel referto trovare solo gli asterischi, senza conoscere di quanto sono alterati i valori. Ipotizziamo di essere fuori dal range fisiologico del valore “X”, che dovrebbe rimanere fra 50 e 100, ma senza sapere il dato numerico esatto. Il medico prescrive una terapia che ritiene giusta per far rientrare il valore nella norma e, dopo una settimana, l’esame viene ripetuto per controllare la situazione. Ipotizziamo di trovare ancora sul referto l’asterisco che indica alterazione. Il medico, probabilmente, sarà portato a cambiare la terapia! Se invece sappiamo che il nostro valore iniziale “X” di 200, dopo la terapia è di 120, troveremo lo stesso l’asterisco nel referto,ma ovviamente, il miglioramento c’è e sta a indicare che il medico ha scelto la terapia giusta e che quindi è corretto continuarla!

Per non sbagliare strada, devo essere molto preciso nella descrizione del problema della persona. Non esserlo é come partire per un viaggio senza navigatore, né punti di riferimento!

Come è possibile arrivare alla meta prevista?

Ecco cosa chiedere riguardo “all’effetto”, cioè al problema che mi riferisce la persona:

dove:
l’area precisa dove si estende il dolore. Fatevi indicare tutta l’area, chiedendo al soggetto di toccarla con le proprie mani. Oppure fategliela evidenziare direttamente sui modellini che utilizzate per annotarvi le alterazioni posturali. Per un deficit funzionale fatevi descrivere l’area dove sente la difficoltà di movimento o il blocco;

quando:
il momento in cui sente il sintomo: in quale situazione? Con quale movimento? Questa è una domanda chiave, perché, se il dolore o il deficit funzionale, si presenta con un movimento specifico, posso utilizzare questo movimento come test di riferimento. Posso semplicemente fare un video che sarà il mio T0 e ripeterlo dopo il trattamento.. Se, invece, il dolore è continuo, quindi non si modifica con il movimento, la situazione è ancora più “facile”. Per capire se il trattamento risulta efficace, in questo caso, mi baserò sulla scala VAS (scala analogico visiva del dolore) e sull’ampiezza del distretto corporeo interessato dall’algia;

quanto:
quanto fa male. Utilizziamo la scala VAS da 1 a 10. Se Il soggetto avverte un dolore continuo anche da fermo e/o un dolore che si accende con un movimento, devo dare un valore in scala VAS a entrambe le tipologie. Nel caso di un deficit funzionale, posso prendere dei parametri di riferimento in studio, come un segno sulla parete che indica il limite articolare di un arto (come potrei fare ad esempio nel caso di spalla rigida con deficit in elevazione), oppure ancor meglio registrare con un video il movimento limitato. In questo caso il video servirà come test di riferimento per capire l’evoluzione della situazione;

come:
come è iniziato? In che situazione? Questa è un’altra domanda chiave. Potenzialmente sarebbe la prima domanda da fare, perché permette di capire se la causa coincide con l’effetto oppure no;

da quanto tempo:
altra domanda chiave! Mi permette di “costruire” la timeline e quindi di:

  • escludere gli eventi che sono avvenuti dopo l’inizio del dolore;
  • focalizzare la mia attenzione sugli eventi che sono avvenuti a ridosso di quella data.
     
    Facciamo un esempio per rendere tutto più chiaro!
  • dove: dolore cervicale, che si estende dalla base occipitale destra fino alla spalla destra (trapezio superiore);
  • quando: tutto il giorno! Un dolore continuo! La mattina è maggiore. Si acutizza quando gira la testa a dx. N.B.: possiamo chiedere se il dolore aumenta in condizioni di stress per capire se il diaframma può essere una delle cause;
  • quanto: VAS 5 tutto il giorno continuo indipendentemente dal movimento, ma la mattina, quando il dolore è maggiore VAS 7. VAS 8 in rotazione a destra del capo. E, oltre al dolore, c’è una sensazione di limitazione, di blocco, di rigidità.
  • come: il soggetto non sa il motivo che ha portato al dolore;
  • da quanto tempo: da circa 1 anno/all’età di 50 anni.

Senza queste informazioni, senza il rigore nel condurre il colloquio verso la ricerca di risposte precise, senza il T0.. sono un marinaio pronto per partire .. senza gps né riferimenti e senza neanche conoscere il porto da cui sono partito..

E l’aforisma sul marinaio in mezzo al mare lo conosciamo tutti..

Giovanni